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Rossano (Cosenza) - Qual è la tua solitudine?


di LETIZIA GUAGLIARDI - Fra “stare da soli” e “sentirsi soli” io credo ci sia un abisso. A volte si sceglie di stare da soli. In questo caso si tratta di una pausa necessaria, spesso produttiva e mi riferisco agli artisti (pittori, scrittori, musicisti): loro sanno che, nel silenzio di un luogo appartato, trovano ispirazione e creatività. Così era anche per i personaggi della storia spirituale dell’umanità, che proprio nella solitudine potevano meditare e stare in pace con se stessi e in comunione con il mondo.

Non è la stessa cosa, invece, per chi si sente solo anche quando si trova in mezzo a tante persone e per questo prova un continuo senso di vuoto accompagnato da paura, tristezza e depressione. A volte anche rabbia e frustrazione.

In inglese queste due forme di solitudine sono ben distinte: solitude (quando si sceglie di stare da soli e si sta bene con se stessi) e loneliness (quando la solitudine si subisce e quindi si soffre).

Nel mio libro “Il giardino dei fiori proibiti“, il commissario Ripetti, per esempio, prova un profondo senso di vuoto. Ha un buon lavoro, vede tanta gente ogni giorno, la sua scrivania è ordinata, niente è fuori posto.

Come la mia vita. Va sempre sullo stesso binario, mai una deviazione, mai un rallentamento né un’accelerazione. Sempre lo stesso paesaggio… tutto sempre uguale. (p.85)

Giorno dopo giorno, anno dopo anno, in quel vuoto lui c’è caduto e ci si è rifugiato.

Ripetti è rientrato a casa. È tardi, come al solito, ma tanto non l’aspetta nessuno. Proprio nessuno no, c’è Blanche, la gatta morbida e bianca che a volte gli si struscia sulla gamba, altre volte lo ignora. (p.135)

Anni fa, lui si era innamorato di Viola, la regina dei fiori, ma…

… lei, con aria regale ma implacabile, gli disse semplicemente che non era interessata ad avere una relazione. Non è più ritornato nel negozio di Viola e nessuna luce ha più brillato nei suoi occhi e nel suo cuore. Nessuna fretta più di finire il lavoro per andare da lei.

Da quella sera, il commissario Ripetti è ritornato alla sua vita placida, al suo lavoro placido, alla sua placida Blanche. (p.142)

Ripetti non è reale, vive solo nel mio libro “Il giardino dei fiori proibiti“, però nella realtà ci sono davvero persone che sono intrappolate nel vuoto della solitudine che è dentro di loro.

La buona notizia è che questo vuoto si può riempire. La notizia più interessante è che bisogna riempirlo nel modo giusto, quello che permette di risalire, pian piano, in superficie. In tal caso, una volta individuato con esattezza il tipo di vuoto che si ha dentro, la solitudine diventa una benedizione.


di Letizia Guagliardi | 25/09/2019

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