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Rossano (Cosenza) - Adelina mi perdonerà...


di LETIZIA GUAGLIARDI - Adelina è la “cammarera” di Montalbano, quella che gli lascia gustose pietanze tradizionali in frigo o in forno (e ne custodisce gelosamente le ricette). L’unica che ci viene svelata è quella degli arancini (o arancine) e… non posso proprio resistere alla tentazione di fare qualche appunto (fra le parentesi, in grassetto, nel testo che riporto qui di seguito):

“Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta. Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale (aggrassato vuol dire umido: io preparo il ragù. Non vitellone, ma manzo e maiale) in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico (prezzemolo e basilico insieme… boh!). Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanìsa, (senza zaffirano, pi carità!), (e io, invece, dico sì allo zafferano) lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre (secondo me questa sequenza è sbagliata: il riso prima si fa raffreddare, poi si mettono le uova). Intanto si còcino i pisellini, (i pisellini io li metto nel ragù, negli ultimi 30 minuti di cottura, così si insaporiscono e non sanno di bollito), si fa una besciamella, (la besciamella?!) si riducono a pezzettini ‘na poco di fette di salame (io non ci metto il salame ma dadini di primosale o di caciocavallo fresco) e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pì carità di Dio!). Il suco della carne s’ammisca con risotto (nooo… è bello vedere il contrasto fra il giallo del riso e il rosso del ragù). A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio (io preferisco il colore dell’oro giovane). Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano” (tratto dal romanzo “Gli arancini di Montalbano” di Andrea Camilleri)

Ecco… era da tempo che volevo scrivere questo post. Ora spero proprio che non se la prendano nè Adelina, nè il commissario e nemmeno Camilleri. Comunque… mi piace la parte finale della ricetta: … ringraziamo il Signore e mangiamo questa bontà!

Tenuto conto che ci sono circa cento varianti di ricette di arancini, io prediligo quelli in bianco, con prosciutto e formaggio. E tu… come li prepari o… come preferisci gli arancini?

 


di Letizia Guagliardi | 27/02/2019

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