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Rossano (Cosenza) - Qual è la tua solitudine?


di LETIZIA GUAGLIARDI - A quanto pare, uno dei temi più scelti all’esame di maturità, quest’anno, è stato quello sulla solitudine. Perchè tanti ragazzi hanno voluto scrivere su questo stato d’animo, apparentemente così lontano da loro?  In inglese ci sono due parole per esprimere il concetto di solitudine e a me piace questa distinzione:

SOLITUDE… quando si sceglie di essere soli (e – quindi – si sta bene con se stessi);

LONELINESS… quando è una solitudine non scelta (e – di conseguenza – si soffre).

Concederci ogni tanto dei momenti di solitudine ci fa bene, ci fa riflettere, rilassare e ricaricare. Io li considero, questi brevi periodi, una risorsa.

Quando, invece, ci si isola perchè si è incontrato un ostacolo o si viene isolati a causa di un problema, questa solitudine ci fa male, attacca il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito.

Ci sono anziani che sono rimasti soli con i propri ricordi, con la sola compagnia della loro nostalgia.

Ci sono persone che sono sole dopo un rapporto durato anni (fidanzamento, matrimonio), con la sola compagnia della propria delusione.

C’è chi è rimasto solo dopo la perdita del proprio compagno/compagna o di un figlio, con la sola compagnia del proprio dolore.

Ci sono persone che sono sole, dopo anni trascorsi alla ricerca di qualcosa (un amore, un lavoro), con la sola compagnia della propria rassegnazione.

C’è chi è solo perchè ha paura del mondo, di non piacere, di non essere accettato, e allora preferisce il solo contatto verbale (attraverso il telefono, le chat, gli SMS, Internet), con la sola compagnia di messaggi, “like”, foto… una specie di autismo tecnologico.

solitudine 1

C’è chi è solo perchè sfiduciato, pigro e apatico e allora prende le distanze da qualsiasi impegno o attività che richieda un qualche tipo di sforzo. È  prigioniero della sua poltrona e di uno schermo, con la sola compagnia di programmi, film, giochi e video che gli vengono serviti senza sosta.

Ognuno è prigioniero della propria solitudine quindi il punto è… come uscirne?

Anche in questo caso ognuno ha il proprio metodo, quando si rende conto di essere finito in fondo a un pozzo e decide di risalirlo.

Prima di cominciare ad arrampicarci, però, io credo che il primo passo da fare sia quello di guardare dentro noi stessi. Sono solo perchè…

  • non so stare in compagnia (quello è così… quell’altro, poi…)
  • ho paura di non essere accettato quindi… evitiamo
  • sono orgoglioso… timido… svogliato… debole… invidioso… superficiale… sospettoso…
  • non mi piaccio (troppo grasso/troppo magro… troppo alto/troppo basso…)
  • nessuno mi chiama, nessuno mi capisce, nessuno mi invita…
  • il mio dolore è troppo grande… non ho la forza di riprendermi e nessuno mi può aiutare…

Sono gli altri che mi isolano… o sono io che mi isolo?! Ce la faccio da solo a liberarmi da queste catene o… chiedo aiuto?

Volgiti a me e abbi pietà di me, o Signore, perchè io sono solo e afflitto (Salmo 25:6)

La solitudine, a piccole dosi, è una bevanda tonificante. Non abusiamone, però: può trasformarsi in un pericoloso veleno.

Ci sono giorni in cui la solitudine è un vino inebriante che ti ispira libertà, altri in cui è un tonico amaro, e altri ancora in cui è un veleno che ti fa sbattere la testa contro il muro (Colette)  


di Letizia Guagliardi | 29/06/2018

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