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Rossano (Cosenza) - L’Arcivescovo ha celebrato la Messa presso il carcere di Rossano con lavanda dei piedi ai detenuti


Nella mattinata di ieri, giovedì 13 aprile, oggi mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo della Diocesi di Rossano Cariati, si è recato presso la casa circondariale di Rossano per vivere assieme ai detenuti la tradizionale Santa Messa in vista della Pasqua e celebrare il rito della lavanda dei piedi. Presenti il cappellano del carcere don Piero Frizzarin, assieme ai sacerdoti don Umberto Sapia e don Clemente Caruso, nonché il direttore del carcere dott. Giuseppe Carrà. Tra i banchi, assieme ai detenuti, anche i volontari che animano i laboratori all’interno del reclusorio. Un momento toccante, pieno di emozione, di gioia che ha rinsaldato e rinnovato il rapporto di reciproco affetto che da subito si è instaurato tra l’Arcivescovo e gli ospiti della casa di reclusione, nonché con tutti i componenti dell’amministrazione penitenziaria. Una celebrazione che si è aperta con un messaggio da parte dei detenuti dalle parole semplici che arrivano diritte al cuore e che mostrano il lato umano di chi riconquista la propria libertà di uomo giorno dopo giorno. “Con la sua presenza oggi  ci sentiamo “più famiglia”, hanno affermato in una breve lettera, aggiungendo “il suo gesto della lavanda dei piedi in questo giorno è presenza concreta del suo affetto e ciò ci fa sentire meno soli”. Parole che esortavano mons. Satriano a varcare con maggiore frequenza i cancelli del carcere, per attingere ancora di più a quel bisogno di amore e di unità che si avverte anche dietro le sbarre di una cella. L’Arcivescovo salutando i presenti ha ribadito l’obiettivo che la chiesa di Rossano-Cariati intende perseguire, ossia far crescere una sensibilità “di chiesa” affinchè si radichi maggiormente l’impegno verso il mondo del carcere. Nel corso dell’omelia, partendo dalla domanda del Vangelo, “capite quello che ho fatto per voi?”, l’Arcivescovo parlando al cuore dei detenuti,  ha incentrato  la sua riflessione sul brano della lavanda dei piedi, come itinerario spirituale per vivere il senso della Pasqua. “La misericordia di Dio porta Gesù a spogliarsi delle sue vesti, a cingersi di un asciugatoio e a porsi in basso ai piedi dei discepoli”. Su questo esempio anche il carcere può essere un luogo dove maturare un percorso di santità. “Il Giovedì Santo, con l’esempio della lavanda dei piedi – ha proseguito mons. Satriano - è un chiaro invito per ogni uomo a sapersi spogliare di se stesso per porre l’altro al centro della propria vita. E’ in questo porsi al servizio dell’altro che il messaggio della lavanda dei piedi diviene annuncio pasquale di conversione. Anche in carcere è possibile realizzare un cammino in uscita da se stessi  per realizzare quanto insegnatoci da Gesù”. A conclusione della celebrazione scambio di doni da parte dell’Arcivescovo, dell’amministrazione carceraria e degli stessi detenuti che si sono resi presenti con oggetti realizzati con le proprie mani all’interno dei laboratori.


di Redazione | 14/04/2017

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