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Crosia (Cosenza) - Su IonioNotizie.it la nuova rubrica “Poesie al vento”


Gentili lettori, da oggi su IonioNotizie.it diamo il via a una nuova rubrica culturale. Si tratta di “Poesie al vento”. Un’azione comunicativa continua fra alcuni illustri autori di varie zone della Calabria e chi, in maniera sistematica, avrà voglia di lasciarsi appassionare dal meraviglioso mondo della poesia. Versi che, attraverso il “vento” della Rete, giungeranno fino ai cuori dei lettori. In questa sezione non verranno semplicemente “catapultati” dei versi poetici, ma quotidianamente i singoli poeti pubblicheranno dei veri e propri articoli, nei quali la poesia si inserirà come arricchimento e completamento del tema trattato.  In questa fase iniziale saranno quattro gli autori che si intervalleranno con le loro opere. Un numero destinato a crescere in modo da avere una copertura capillare delle varie zone delle province della Calabria. Il nostro giornale vuole offrire un ulteriore contributo per la crescita socio culturale di una realtà, come quella calabrese, vogliosa di migliorare ogni giorno di più. Auguro una buona lettura.                                                                                                                                          Antonio Iapichino

di ANNA LAURIA  - Vorrei ascrivere la parola poetica, po.etica, al cambiamento. Se nella sua radice (poiéin) rimanda al costruire, fare. La poesia lega la parola, alla cosa, e toccandola la eleva, la riveste di luce nuova. Si fa strada nelle nostre vite, tocca fiumi, città, storie, anima con un alito di vento ciò che sfiora e fa domande, non vuole risposte. Ma chiede, si interroga e ci interroga sul senso del nostro stare al mondo. ‘Per amore del mondo’ direbbe HannahArendt. Un mondo costruito dai nostri padri, su schiene piegate in due per erigere piramidi, polmoni soffocati da terre lontane per scoprire  antenati, piedi tagliati da ruvide pietre per innalzare cattedrali, mani doloranti amanuensi. Un mondo che si estingue lentamente nell’indifferenza. Po.etica perché amo scrivere poesie che tocchino il bene, inteso come armonia del mondo, rispetto, legalità, etiche appunto, civili e spesso indignate ma anche piene d’amore per l’umanità. In questa rubrica pubblicheremo le mie poesie e quelle che hanno toccato il mio cuore, scritte dai grandi poeti nei secoli, fino ai contemporanei. Riceverò volentieri i vostri scritti per una valutazione che sia puramente stilistica ed emozionale. Scrivetemi pure a lauriaanna@alice.it

di ANNA MANNA - Immersi in un mondo nel quale ci muoviamo  tra reale e virtuale, tra stimolo per raggiungere il successo a ogni costo e forti spinte alla cura dell’immagine di sé fino all’esasperazione, riducendo lo spazio dell’uomo nel quale  restare “umano”, ecco che la poesia ci prende per mano riavvicinandoci all’introspezione, alla sospensione della corsa, lasciando spazio al tumulto delle emozioni e degli stupori per ricondurre l’uomo a percorrere le strade dell’anima. Durante questo percorso emergono non solo parole ma anche immagini che al pari della poesia rendono fruibili e visibili le introspezioni. Accade, di conseguenza, che una poesia stimoli la rappresentazione di un’immagine e viceversa un’immagine solleciti prepotentemente il fluire di pensieri che trovano la loro compiutezza nella poesia. Ecco questa è la strada che percorrerò nello spazio a mia disposizione, strada nella quale incontrerò compagni di viaggio che mi solleciteranno e mi arricchiranno di nuova esperienza “umana”.

di MARIANNA POERIO - Ci capita spesso di vedere sul fondo dei cassetti del nostro animo un’immagine di noi, che non sempre si rende protagonista della nostra vita. Un’immagine che si riflette come una cartina tornasole, dove passano veloci le nostre fantasie. Personalmente ho sposato la poesia per evitare che si riempissero di polvere tutti gli scaffali della mia anima. Ho volutamente studiato i miei sentimenti per non rimanerne analfabeta, e rischiare di non saper leggere l’amore. Nessuno è in grado se non noi stessi di capire il confine per raggiungere la felicità e conoscerne l’accesso. Esiste un solo grido oltre quella porta che nessuno metterà a tacere, ed è quello del nostro pensiero, dove solo noi possiamo parlargli. Io a poco a poco mi sono appoggiata a me, ho affidato alle mie assurde mani nude che giudicassero le mie sensazioni, la mia sintonia, i miei battiti del cuore. Ho capito solo dopo che stavo per farcela, solo quando la felicità paradossalmente ha iniziato a morire sulle labbra di chi sapeva leggermi dentro.

di FRANCESCA RENNIS - Se avvicino all’orecchio una conchiglia, ascolto il mare. È l’immagine che più di ogni altra rende l’idea di come intendo la poesia. Non l’ascolto analogico del mare, le cui onde fanno giungere il loro lento infrangersi, ma il gesto di porre l’orecchio in un sentire che sta per sopraggiungere. Quell’approssimarsi leggero, l’opacità di un altrove di cui si sente la nostalgia è il momento in cui scaturisce lo streben, l’impulso irrefrenabile a dettare l’ignoto raggiunto, sorprendentemente, in lettere riconoscibili. In quel preciso momento, come nello sguardo tra Diana nuda e il cacciatore, natura e cultura s’incontrano per rendersi riconoscibili, palpabili. Le lucciole riappaiano – volendo parafrasare Pasolini – tra castelli di carta del nostro presente e muri alzati dalle ideologie e dal consumismo; ci proiettano nell’umano che a volte abbandoniamo, quando i fari si accendono sulle tante violenze.
La poesia atterra sulle ali di un vento tiepido, portando il suo vissuto, le sue memorie. Ma potrebbe mai farsi poesia senza il passato? Nel cercare linguaggi e ritmi la poesia rinnova il già dato, quanto abbiamo ricevuto coniugandolo al presente, perché sia ancora comprensibile.
Nella poesia ritrovo queste voci e tante altre. Quelle del silenzio che vive ai margini, della violenza tradotta al femminile, del potere irrequieto e dell’inganno, ma anche le voci della nostalgia e della malinconia che si presenta con i suoi colori saturnini.
Un cammino, dunque, che intendo intraprendere consegnando le mie voci a questo spazio che gentilmente mi è stato offerto da chi, come il direttore Antonio Iapichino, è persona poliedrica e sensibile alle dinamiche culturali. Perché della presenza ingorda e vorace della poesia, ne sono certa, non potremmo fare più a meno.

 

 


di Redazione | 17/10/2016

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