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Rossano (Cosenza) - “L’INTERVENTO” Sintesi dell’omelia del Vescovo nella S. Messa Crismale 2010


Il responsabile dell’Ufficio comunicazione della Diocesi di Rossano – Cariati, Antonio Capano, ha trasmesso una sintesi dell’omelia del Vescovo, monsignor Santo Marcianò, nel corso della Santa Messa del Crisma, che ha avguto luogo nel pomeriggio di ieri, (Mercoledì Santo) nella Cattedrale di Rossano, con la partecipazione dei sacerdoti di tutta la diocesi. Di seguito si riporta la sintesi dell’intervento del Pastore della Chiesa rossanese   << 1. La Messa Crismale. Nel cuore della Settimana Santa, prima di entrare nel vivo della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, celebriamo in questa S. Messa del Crisma il grande mistero del sacerdozio ministeriale. È una celebrazione che ha sempre un carattere di particolare solennità e importanza, ancor più in questo Anno Sacerdotale: è la Celebrazione del Vescovo con il Suoi preti, occasione preziosa per ringraziare Dio del dono della vocazione sacerdotale e chiedere a Lui di riempirlo di grazia e di luce; è un momento di Grazia, dunque, e di profonda comunione. La Liturgia della Parola oggi ci aiuta a penetrare il grande mistero del sacerdozio, invitandoci a “guardarlo”, a “contemplarlo”.   2. La sofferenza della Chiesa. Il cuore dei preti, come quello del Cristo, è chiamato ad essere trafitto dalle sofferenze che condividiamo con il mondo, dalle incomprensioni, per qualcuno anche dal martirio della vita: non possiamo dimenticare, in questa Eucaristia, i tanti sacerdoti ancora oggi uccisi, trucidati in odio alla fede! E non possiamo non consegnare al Signore quanto la Chiesa sta vivendo proprio in questi giorni, in seguito al diffondersi di terribili notizie circa i peccati di abusi sessuali di alcuni ministri: una sofferenza che sta trafiggendo il cuore della Chiesa, il cuore dei suoi pastori, a cominciare dal cuore del Santo Padre. Lo trafigge per la gravità di tali crimini che, certamente non numericamente rilevanti quanto i dati di cronaca ci fanno credere, sono tuttavia di una gravità non quantificabile, come attestano le parole chiare e forti che Benedetto XVI ha indirizzato a sacerdoti e religiosi che hanno commesso tali crimini: «Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio Onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. […]. Avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa. Vi esorto ad esaminare la vostra coscienza, ad assumervi la responsabilità dei peccati che avete commesso e ad esprimere con umiltà il vostro rincrescimento» Ma il Cuore di Cristo e della Chiesa è trafitto anche a motivo dei tanti attacchi che si sono scatenati: «una lotta contro la Chiesa e il cattolicesimo in generale», scrivevo nel mio Messaggio Pasquale; e «questa guerra al cristianesimo - osserva acutamente Marcello Pera in una Lettera inviata a Direttore del Corriere della Sera - non sarebbe così pericolosa se i cristiani la capissero». Una lotta che sembra attestata dalla generalizzazione e superficialità con cui si esaminano alcuni dati statistici, dal modo innegabilmente strategico di riferirsi a casi passati per far apparire crescenti i problemi degli abusi, dalla malafede con cui si accusa di trascuratezza proprio chi, come il Papa, non cessa e non ha mai cessato di fare chiarezza nei problemi della Chiesa e continua a portarne il timone con la forza del sorriso, della fermezza, della fede e della preghiera, senza mai far mancare a tutti noi la profondità del suo magistero morale e spirituale. Tuttavia «in questi giorni – osservavo ancora nel mio Messaggio - non poche voci si sono levate, anche tra i non credenti, a gridare l’allarme di una società, quella italiana in particolare, che sta diventando sempre più incurante delle proprie radici culturali e spirituali e che respinge pericolosamente la prospettiva seria e trascendente della vita, per ridurre tutto alla bassezza, al consumismo, al sentito dire, quando non addirittura al pettegolezzo… Una cultura che si piega a screditare pesantemente la Chiesa per squalificare la sua voce, particolarmente quando essa non tace la difesa della vita e della famiglia».   3. Impegno della Chiesa per il Sud. Da qualche settimana, la Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato un testo che si rivolge in modo speciale alle Chiese del Sud: un luogo afflitto da vecchie e nuove emergenze quali la globalizzazione che può rafforzare gli egoismi economici; l’immigrazione che spesso ci vede schierati in prima linea nell’accoglienza; il dissesto ecologico che si fa sempre più serio; la modernizzazione forse recepita acriticamente; la disoccupazione che ci impoverisce di giovani; la profonda piaga delle criminalità organizzata. Ma il nostro Sud è anche un luogo di speranza concretizzata in tante iniziative nelle quali, forse, la parte più importante è giocata proprio dalla Chiesa. La speranza che la Chiesa può portare ha il nome di un «rinnovamento sociale cristiano “basato sulla trasformazione delle coscienze, sulla formazione morale, sulla preghiera"; e ha il nome di una peculiare sfida educativa che interpella il nostro Sud: quella di costituire un laboratorio dove si possa esercitare la capacità di guardare «al gratuito e persino al grazioso, e non solo all’utile e a ciò che conviene; al bello e persino al meraviglioso, e non solo al gusto e a ciò che piace; alla giustizia e persino alla santità, e non solo alla convenienza e all’opportunità>> È un appello nel quale i vescovi chiedono di «osare il coraggio della speranza», prima di tutto ai laici: alle famiglie, ai giovani, agli educatori… ma anche ai presbiteri, sull’esempio di quei testimoni della fede che hanno saputo dare un volto nuovo alla Chiesa del Sud, come don Puglisi. Sono questi i preti santi che ognuno di noi conosce o ha conosciuto e la cui testimonianza fa, per la cronaca, meno rumore rispetto a pochi casi “scottanti”, ma che guidano, fecondano e sostengono la fede di un popolo: la fede della Chiesa che da loro, come da noi, è amata con l’amore del Cuore di Cristo>>.  Santo Marcianò  

di Redazione | 01/04/2010

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