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Rossano (Cosenza) - “Buona Pasqua: spezziamo il pane della Gioia!” Il Messaggio della Pasqua 2015 dell’Arcivescovo Satriano


 <<“Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.” (Lc.24,30-31) Carissime sorelle e carissimi fratelli, siamo in cammino da pochi mesi ed il nostro rapporto va crescendo donandoci la gioia e la consapevolezza dell’essere insieme. Sono felice di essere con voi e il sentirvi accanto è una grande opportunità di grazia per la mia vita. Anche quest’anno, la Pasqua del Signore torna a provocarci con la sua forza e il suo annunzio di vita nuova, invitando ciascuno a proiettare con fiducia l’esistenza tra le braccia del Risorto. Siamo chiamati a vivere il nostro cammino di adesione a Cristo, personale e comunitario, con ritrovata speranza e rinnovato slancio. E’ tutto qui il senso della Pasqua: assumere la forma di Cristo, lasciarci rivestire dal Risorto della dignità di figli amati dal Padre per ricollocare l’esistenza in quella reciprocità di amore con Dio e con i fratelli, che segna la sconfitta del peccato e della morte, spazio di un egoismo venefico e mortifero. S. Agostino, grande padre della Chiesa d’occidente, usa una immagine divenuta a noi cara in quest’anno pastorale: l’immagine del pane. Rivolgendosi a coloro che si preparavano alla vita cristiana, affermava che con il Battesimo si è come impastati con l’acqua per prendere la forma del pane. E’ bello pensare alla Pasqua come ad un invito ad assumere la forma del pane. Pensiamoci! Che vorrà mai poter significare questo per noi? La risposta ci viene offerta nei giorni santi del triduo pasquale, attraverso gli eventi drammatici e salvifici della vita del Cristo. E’ un itinerario di fede in cui giungiamo a meglio comprendere la nostra appartenenza a Cristo Gesù e, soprattutto, sperimentiamo la vera gioia della Risurrezione. Lasciandoci plasmare e impastare dall’amore veniamo, come Gesù, offerti al mondo per essere segno efficace, tangibile, vero della Sua presenza che da vita alla storia di ogni uomo. Consegnati all’infinita misericordia di Dio, possiamo approdare, attraverso la morte a noi stessi, ad una nuova aurora esistenziale che è proprio la vita da risorti a cui siamo chiamati. Con le parole chiare ed inequivocabili dell’ultima cena: “prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”, veniamo invitati ad incarnare un’esistenza redenta, salvata dall’amore, capace di interpretare la vita come dono e non come possesso, egoismo, esaltazione del proprio io. Gesù Cristo, pane dell’umanità si fa tutto a tutti e condivide se stesso in comunione con il Padre per noi, invitando ciascuno di noi a fare lo stesso. La vita risorge e si attesta nuovamente nella bellezza a cui da sempre è stata chiamata. Diviene comprensibile perché i due Discepoli tristi, delusi e impauriti, che troviamo a cena con il forestiero Gesù ad Emmaus, riconoscano il Maestro proprio allo spezzar del pane: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”… … e immediatamente balzarono in piedi, lasciando la cena a metà per correre verso Gerusalemme ed annunziare a tutti quanto avevano vissuto. Un gesto fortemente evocativo quello dello spezzare il pane, un gesto in cui c’è tutta la bellezza e il fascino di una vita donata. Un gesto in cui c’è la vita stessa di Gesù che i discepoli hanno imparato a conoscere proprio nello stile del dono, un dono pieno, totale rivestito della Croce. L’invito è penetrare nella vita credente passando dal segno del pane al segno della vita, dalla fractio panis alla fractio vitae, dalla liturgia vissuta all’esistenza affrontata. Sotto l’urto salvifico della Pasqua, con il suo lavacro di rigenerazione e nutriti alla mensa della Parola e dell’Eucarestia anche noi veniamo invitati a ritrovare il coraggio di essere pane spezzato per la vita del mondo. Guardando ai discepoli di Emmaus che seppero riconoscere il Risorto e decidersi per il dono di sé, anche noi, nutriti dall’Eucarestia sapremo rialzarci dalle nostre mense liturgiche, liberi da noi stessi per portare al mondo una vita che diventi nutrimento di speranza, di fiducia, di gioia. In questo tempo abitato a più livelli da contraddizioni, da paure e da tanto dolore, usciamo con fiducia dal nido della nostra superficialità e pigrizia e proviamo a vivere… … spezzando e offrendo il pane della speranza, ridando vigore alla solidarietà semplice e sentita, senza deleghe o fughe, condividendo quello che si ha e non il superfluo; … spezzando e donando il pane della fiducia, dando credito alla Provvidenza che predilige chi si apre all’inedito di Dio e assaporando la certezza di una presenza che non delude e sempre si attesta come compagnia vivificante nel cammino; … spezzando e condividendo il pane della gioia, rivestendo di bellezza la vita di chi è sopraffatto dai mali di quel mondo, mediante sguardi ricchi di dolcezza, abbracci colmi di tenerezza e spazi di stupore. Solo così le nostre stanche e, troppo spesso, rassegnate esistenze, personali e comunitarie, potranno contattare la forza della Pasqua vivendo sussulti di gioia e nuovi fremiti di vita. Buona Pasqua a tutti!>>.

di Redazione | 03/04/2015

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