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Roma (Roma) - La Sois sbarca in Usa


La Sois, Società italiana di sociologia, sbarca in Usa. E’ stata presentata a Boston (Massachusets) la mostra "Faces, Tales, Human rights" ideata e curata da Serena Gianfaldoni, referente della Sois Toscana, direttrice del Festival Nazionale delle Culture che vede la Sois fra i principali promotori. L'esibizione, che raccoglie i migliori contributi dei primi cinque anni del festival, è il frutto di una collaborazione internazionale che ha visto coinvolte istituzioni culturali di numerosi paesi attive nel campo dell'intercultura, del dialogo interreligioso, dei diritti umani. Fra di esse il Centro interreligioso per la pace di Tel Aviv (Israele), TCC MIT (Usa), la Ong Mbengono (Guinea Equatoriale, Banglanatak (India), Whopping Gibbon Travel (Malaysia), l'Istituto Multimedia Der HumaALC (Argentina), l'International Film Festival on Human Rights (Argentina), Red Sea Cultural Fiundation (Somaliland). Fra i partner italiani hanno collaborato, oltre alla Società Italiana di Sociologia, il Centro per gli studi internazionali sul Mediterraneo (OSIM), Englishour di Milano, la Libera Università dei Diritti Umani di Roma, il Cerse dell'Università Tor Vergata, il Master in Didattica della Shoah dell'Università Roma Tre. La mostra, pensata come itinerante e già richiesta da importanti istituzioni straniere, ha coinvolto numerosi docenti universitari e qualificati esperti italiani e stranieri impegnati nel campo della mediazione culturale e dei diritti umani fra i quali la Prof.ssa Patrizia Magnante, presidente nazionale Sois. All'inaugurazione, avvenuta nel Religious Activities Centre del famoso MIT di Boston, numerose le attestazioni di sostegno al progetto e l'invio di saluti da tutto il mondo. Fra di esse le parole di Dorit Kedar, israeliana, fondatrice e direttrice del Centro interreligioso per la pace di Tel Aviv, che ha sottolineato la necessità di superare la divisione fra gli uomini apprezzando l'unicità di ogni essere vivente coltivando con costanza e generosità il rispetto verso l'altro. Il Prof. Ahmed Habouss, marocchino, direttore del Centro internazionale per gli Studi sul Mediterraneo e antropologo ha parlato del condizionamento culturale, dell'importanza di mettersi in gioco e dei diritti umani "che non possono essere separati dalla dignità della persona". Urmila Chakraborty, indiana, esperta di mediazione culturale e docente universitario, ha sottolineato invece come "non bisogna dimenticare che dobbiamo lavorare insieme per un mondo migliore". Un mondo da esplorare, come ha detto il naturalista ed esploratore Nicola Messina, per imparare cosa significa umanità e dignità.  

di Redazione | 04/03/2015

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