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Roma (Roma) - L’Italia dei sogni di Goffredo Palmerini: dove la Natura fa parte del risveglio


di FLAVIA CRISTALDI * E’ agosto, sono nella mia campagna laziale, il giusto contesto per leggere in tranquillità il nuovo libro dell’amico Goffredo Palmerini. Quasi 300 pagine dedicate all’emigrazione e alla sua terra, l’Abruzzo, una regione fatta di piccoli borghi, creste allungate, faggi che scolorano e che disegna con la sua presenza fisica gli scenari sui quali si spiegano i personaggi per divenire spesso al mio sguardo l’attore principale dei racconti. Lasciando “la cassetta degli attrezzi” del mestiere accademico e leggendo il volume con altri occhi, non cerco tra le righe commenti scientifici o tabelle ma seguo il filo della compassione che muove l’Autore facendogli percepire la bellezza dei suoi paesaggi e la solidità della sua terra. Non la solidità geologica, perché nelle pagine si affastellano ricordi e lacerazioni nate dallo sconvolgente terremoto del 2009, bensì la solidità del legame che unisce persone e luoghi, quegli uomini e quelle donne che portano ancora nel cuore la terra d’origine e che tra queste righe sospirano.   Il libro l’Italia dei Sogni merita una lettura particolare, direi trasversale, o meglio spirituale, perché la mia anima di geografa qui entra in risonanza con una frequenza nota, con quella vibrazione che nasce da un rapporto profondo e quasi animistico con il paesaggio e con la Natura. La Natura qui assume uno spessore maggiore delle parole che le sono proprie, assurge a paladina di un vivere umano in equilibrio con i vecchi saperi e le tradizioni, diviene l’elemento da rispettare nel processo di antropizzazione. Perché l’uomo costruisce case, strade, interi paesi, in Abruzzo anche ri-costruisce, rischiando spesso di alimentare un ego distruttore, incapace di recuperare e di valorizzare la “plurisecolare devozione al rispetto dell’ambiente naturale” come scrive l’amico Palmerini stesso.   Lui racconta d’incontri, di scambi, di visite, di celebrazioni di qua e di là dagli oceani, racconta di persone ma spesso con piccoli cenni, con pennellate quasi impercettibili, descrive anche i contesti, i luoghi. E li arricchisce del suo amore (perché il suo amore semplicemente traspare) donando al lettore quel piccolo quadro che si andrà magari a formare nell’inconscio o si andrà ad aggiungere ai ricordi, chissà. Io sento nelle sue parole il suo attaccamento ai luoghi, non tanto come strenuo difensore del suo Abruzzo quanto il suo attaccamento a tutti i luoghi che calpesta, che vive, che penetra con il suo spirito elevandolo di volta in volta (anche al di là del confine alpino o al di là dell’Oceano).   Basta rileggere le prime cinque righe del primo contributo raccolto nel volume per percepire questo suo rapporto privilegiato con la Natura dove anche gli uomini discreti trovano albergo. “San Pietro della Jenca  è un piccolo borgo ameno e pittoresco su un colle dei tanti che arrancano sul costone occidentale della catena del Gran Sasso d’Italia. Da un lato, in basso il borgo di basse casette in pietra guarda la valle del Vasto dove scorrono le acque del Raiale, dall’altro svettano Pizzo Cefalone, Monte Portella e, più indietro, Monte Corvo, Pizzo Intermesoli, Corno Piccolo e Corno Grande. Insomma, davvero un bel vedere, un tempio della natura che aiuta ad elevare lo spirito.” I luoghi diventano sacri o forse erano già sacri e gli uomini sensibili li hanno fatti loro erigendovi chiese e santuari.   Leggere il nuovo scritto di Goffredo significa confermare quanto avevo percepito leggendo il volume L’Altra Italia. Già durante la sua presentazione a L’Aquila nel febbraio del 2012 avevo evidenziato la sensibilità “geografica” naturale dell’Autore, ormai non molto comune, che lo avvicina al mio modo di sentire.   Ci occupiamo entrambi di migrazione, con angolature diverse ne scaviamo i perché e ne raccontiamo frammenti sperando di fornire un utile “servizio verso le comunità italiane nel mondo” (per riprendere nuovamente le sue parole) ma troviamo un ulteriore legame in questo comune sentire la Terra, i paesaggi, i colori, un sentire che sogno di condividere con sempre più anime.      *Flavia Cristaldi, professore associato di Geografia presso il Dipartimento di Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche della Sapienza Università di Roma, è Presidente del Corso di Laurea in Scienze Geografiche per l’Ambiente e la Salute. Responsabile scientifico italiano per l’Accordo Generale di Cooperazione Culturale e Scientifica tra l’Università di Roma “La Sapienza” e la Michigan State University of East Lansing, (Michigan, USA) è stata più volte responsabile scientifico di unità di ricerca  in progetti MIUR- PRIN, di Ateneo e del CNR. In qualità di Esperto, è membro della Conferenza Permanente “Religioni, Cultura, Integrazione”, istituita nel 2012 dal Ministero Cooperazione Internazionale e Integrazione. Vincitrice del premio internazionale Globo Tricolore 2011, dedicato alle eccellenze italiane nel mondo e agli studiosi che si sono distinti per le ricerche sui connazionali all’estero, ha pubblicato diversi volumi scientifici  e più di 100 articoli nelle migliori sedi editoriali. Studiosa di emigrazione, è tra gli autori del Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo (SER ItaliAteneo, Roma, 2014) e componente del Consiglio Scientifico internazionale.

di Redazione | 04/09/2014

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