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Rossano (Cosenza) - Filareto (Anpi): “68° Anniversario della Repubblica democratica. Ma noi siamo rimasti ai margini”


<<Il 2 giugno 1946 il popolo italiano, diventato sovrano con la Resistenza e la lotta di Liberazione dal fascismo, decide liberamente con il voto per la prima volta esteso a tutti (comprese le donne) che l’Italia diventi una Repubblica democratica. Si affermano così principi e valori, prima ignorati o negati, come l’uguaglianza sociale e di genere, la parità tra le diverse Italie, la sovranità dei cittadini, il lavoro come diritto-dovere e fondamento del nuovo Stato, l’impegno della Repubblica a rendere effettivi l’uguaglianza e i diritti individuali e sostanziali per ognuno e per tutti. Nasce - sia pure ancora soltanto nei principi consacrati poi nella Costituzione – una nuova Italia, migliore di quella teorizzata e fatta dal Risorgimento. Quante attese, quante speranze ! Ma da allora il Sud è rimasto ai margini, come un’Italia minore, l’altra Italia. E tra i Sud il più a Sud, il più marginale e periferico è il Sud della Calabria jonica. Specificamente il territorio compreso tra il basso e l’alto Jonio, la Sila Greca, l’Arberia. Segnatamente negli ultimi tre anni quest’area vasta, dove vivono, operano, resistono – per scelta ostinata – oltre 200.000 cittadini-persone, trattati dalle Istituzioni e dai partiti come figli di un Dio minore. Nessun altro territorio continua ad essere maltrattato come il nostro: scippato del Tribunale, degli Ospedali periferici, di una sanità di qualità, della viabilità di sicurezza (stante l’estrema pericolosità della SS. 106 o E. 90), dei treni di lunga percorrenza, dell’insuperabile difficoltà di accedere ai trasporti aerei (privi come siamo di aeroporto, di metropolitana leggera di superficie, di assenza di collegamenti agli aeroporti di Lametia e Crotone) ecc. ecc. Un territorio maltrattato, mortificato, vilipeso, tenuto ai margini della modernità ! E non per crudele destino ! Ma esclusivamente per grave deficit di partecipazione democratica dei cittadini-persone e per deficit ancora più grave di rappresentanza politico-istituzionale a tutti i livelli. Tanto che l’interesse generale e il bene comune del popolo di questo territorio non sono rappresentati a nessun livello (mai successo dal 1861 ad oggi !): non nel Parlamento europeo, non nel Governo e neppure nel Parlamento nazionali, in nessuna Istituzione sovra-comunale. Il territorio diventato passivo, rinunciatario, subalterno, rassegnato è e continua ad essere un serbatoio di voti delle oligarchie provinciali bipartisan (altrimenti chiamati lobbie, caste, cricche, cupole ecc.) di tutti i partiti, autentici centri di potere neo-feudale, autoreferenziali, soffocatori e violentatori di ogni autonomia territoriale e di ogni intelligenza autonoma. Stante questo scenario inquietante vien da chiedere chi investirà (imprenditori nazionali o stranieri) in questo nostro territorio, privo di tutti i servizi alla persona (giustizia, ordine pubblico, sanità, mobilità di uomini e merci, sicurezza ecc.) ?  Chi resterà qui, dove le strutture economiche sono asfittiche e non espansive, dove non si creano e anzi si perdono posti di lavoro, dove c’è una diffusa illegalità, dove si assottigliano le aggregazioni e i movimenti di resistenza e di reattività ? Chi resterà qui dove prevale il clientelismo familistico dei nuovi feudatari padroni dei partiti, dove ogni giorno la speranza è meno credibile, dove i giovani e i talenti non trovano spazio e possibilità di rimanere e sono in fuga inarrestabile ?    A questi interrogativi si possono dare risposte diverse e diametralmente opposte. C’è chi, per delusioni sofferte o per fiacchezza etica, è convinto che nulla possa cambiare in questa terra e perciò si auto-sospende da tutto (dal voto, dalla cittadinanza attiva, dalla protesta, dall’impegno personale) e si chiude nel lamento greco e nel paralizzante angoscioso fatalismo rinunciatario. C’è, però, anche chi non si dà per vinto, chi sceglie di resistere e reagire qui ed ora, chi per amore e riconoscenza continua a servire la propria gente e la propria terra. E tra questi ultimi ormai è matura la convinzione che bisogna andare oltre la logica accentratrice dei partiti; che bisogna trovare nuovi soggetti della rappresentanza del nostro territorio e degli altri territori periferici della Calabria; che bisogna difendere e valorizzare l’interesse generale e il bene comune; che bisogna camminare insieme evitando di procedere in ordine sparso; che bisogna che ogni cittadino-persona di questo comprensorio faccia la propria parte e la faccia insieme e solidarmente con gli altri cittadini-persone, con la proposta, la partecipazione e l’impegno.     Apriamo un dibattito sul futuro del nostro territorio. Un dibattito che anticipi le grandi manovre di chi porta la grave responsabilità di avere distrutto tutto e messo in ginocchio questo territorio. Un dibattito che liberi le risorse umane di quest’area vasta, le renda autonome e protagoniste di un progetto di emancipazione e di sviluppo, ripristini la sovranità popolare mortificata e negata, individui i contenuti e le modalità perché questo nostro territorio sia finalmente rappresentato nelle Istituzioni regionali, nazionali, europee. Questo territorio torni ai cittadini-persone e torni ad avere una prospettiva di speranza.     E ora la parola e l’azione passino ad ognuno di noi, che è il modo migliore per fare memoria dei 68 anni di Repubblica democratica di tutti gli Italiani>>. Francesco  Filareto (foto) - Coordinatore  Anpi  Rossano

di Redazione | 02/06/2014

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