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Macerata (Macerata) - Stagione di prosa, Anna Bonaiuto porta in scena La belle joyeuse


È una splendida Anna Bonaiuto la protagonista de La belle joyeuse, un intenso monologo scritto e diretto da Gianfranco Fiore in scena al teatro Lauro Rossi il 9 e 10 aprile, alle ore 21, nell’ambito della stagione di prosa  promossa dal Comune e dall’Amat.   Anna Bonaiuto è un’attrice straordinaria e volto cinematografico di Cristina di Belgioioso nel film diretto da Mario Martone Noi credevamo. Al centro della piéce teatrale proprio questa figura di donna contraddittoria, egocentrica, ma assolutamente affascinante. Attraverso un flusso di ricordi, di visioni, di emozioni, nostalgie, frustrazioni, emerge prepotentemente l’orgoglio di una primadonna che teme l’oblio come nemico finale. Lo spettacolo consegna l’ultimo palcoscenico ad una voce dissonante, aspra, appassionata, a tratti necessaria e illuminante anche per i nostri giorni.   “Sanguinaria assassina” per il governo austriaco, “sfacciata meretrice” per papa Pio IX, “bellezza affamata di verità” per Heine, “prima donna d’Italia” per Cattaneo; la figura di Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso suscitava tra i suoi contemporanei (e probabilmente susciterebbe anche tra i nostri) giudizi estremi, definitivi e inconciliabili.   Figlia del Rinascimento e dell’Illuminismo, Musa del Romanticismo, cultrice delle storie passate e febbrile anticipatrice del nostro presente, intellettuale, brillante, orgogliosa, stravagante, autoritaria, trovò principalmente nell’arte della seduzione la forza di attraversare da grande protagonista l’epopea del Risorgimento italiano.     Seduzione intellettuale e sentimentale verso i maggiori artisti dell’epoca da Listz a Chopin a Delacroix, seduzione ideale e politica verso elites patriottiche e donne e uomini del popolo. Con un grandissimo senso della “messa in scena”, gli eccentrici arredi della casa parigina, i suoi travestimenti, da damina di salotto a eroina guerriera, Cristina interpretò tutti i ruoli possibili nella società dell’epoca, e sempre da grande, autentica attrice, con distacco critico, spesso ironico.   La belle joyeuse vuol tentare di suggerire che proprio in tutte queste maschere è la sua verità, perché ciascuna è stata vissuta, “incarnata” in modo così estremo, generoso e totale, da divenire parte di un unico volto di donna problematica, contraddittoria, egocentrica, ma assolutamente affascinante. Nessun intento agiografico, nessuna preoccupazione di risarcimento storico alla sua figura dimenticata (basterebbero poche sue frasi, pochi suoi scritti a riconsegnarla alla nostra più scottante attualità) ma solo un flusso di frammenti di ricordi, di visioni, di emozioni, nostalgie, frustrazioni, filtrati dalla tenerezza, l’ironia, e l’orgoglio di una Primadonna che al termine di una vita vissuta sotto il segno del coraggio, teme ora solo l’ultimo nemico: l’oblio, “una morte più orribile della morte”. Cercheremo di dare un profilo vivo, reale, alla donna che Balzac definì “più impenetrabile della Gioconda”.   Le scene dello spettacolo sono di Sergio Tramonti, i costumi di Sandra Cardini e le luci di Pasquale Mari.

di Redazione | 08/04/2013

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