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di ANTONIO IAPICHINO - L’architetto Giuseppe Fraia, da sempre impegnato attivamente in associazioni ambientaliste, nonché conoscitore dell’ambiente naturale di Crosia e dintorni, lancia input importanti in riferimento al fiume Trionto. Il professionista crosiota esordisce affermando che questo fiume, <<con l’affluente Laurenzano attraversa  sei comuni nel basso Jonio cosentino, dai monti al mare. Nell’ultimo cinquantennio  questi  corsi d’acqua hanno subito notevoli  mortificazioni>>. E spiega che <<la prima è di carattere ambientale con la realizzazione  dello sbarramento  sul Laurenzano e relativa condotta idrica di adduzione>>. Si è pensato bene <<di realizzare prima l’impianto di distribuzione delle acque e poi il  bacino di raccolta. Il risultato è vergognoso: km di tubazioni d’acciaio inutilizzati (con milioni di euro di costo), dello spessore di circa 2 metri, posizionati fuori terra, nel letto dei due corsi d’acqua. Qualcuno sostiene che  le tubazioni non sono in  sicurezza e rappresentano un pericolo in agro Crosia. Il bacino di raccolta sembra che non sia più realizzabile per la dilatazione dei costi o per errore tecnico>>. E continua: <<La seconda opera di “pregio” è l’incompiuta strada di collegamento Mirto - Longobucco, in itinere da decenni (con milioni di euro di costo), dove i viadotti realizzati fanno a pugni con l’ambiente circostante. Forse si poteva ipotizzare una soluzione, su tutto il percorso, di cabinovie che avrebbe  ridotto i costi d’intervento al 20%, contenuto l’impatto ambientale - paesaggistico ed eliminato il tasso d’inquinamento>>. Infine, a giudizio di Fraia <<l’ultima mortificazione è di carattere squisitamente economica>>. Afferma, infatti, che <<perdura anch’essa da anni e consiste nella manutenzione ordinaria praticata nel letto del fiume Trionto, a valle, dove l’asportazione periodica di migliaia di mc di misto  costa alla comunità milioni di euro. Ma non si era detto che questa poteva essere un’operazione a costo zero?>>.