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Ci si aspettava una reazione pronta e convincente dopo la prova opaca di sette giorni fa contro M. Roma e, invece, la Tonno Callipo Vibo Valentia si è dovuta arrendere al cospetto di una Copra Elior Piacenza ansiosa di svincolarsi dall’ultimo posto in classifica. Il sestetto di Blengini cede, però , solo dopo poco più di due ore di gioco, collezionando il quarto tie break in cinque partite che questa volta regala ai calabresi solo un punticino. Una gara, quella del PalaBanca, equilibrata per buona parte dell’incontro che ha visto Vibo sempre avanti e senza tentennamenti nel primo set, dando l’impressione di poter gestire il vantaggio in scioltezza grazie alla precisione del suo attacco. Cambia il registro invece nel secondo, con Piacenza che mette a terra punti su punti e la Tonno Callipo che prova ad imbastire una timida reazione che alla fine non produce nulla più che 16 punti. Vibo sembra potersi riscattate nel terzo, conducendo per buona parte del set a tre/quattro lunghezze di distanza fino al ritorno di fiamma degli avversari che bruciano allo sprint il traguardo del 25-22. Si ribaltano, ancora, gli equilibri nel quarto parziale con il moto d’orgoglio dei giallorossi, guidati ancora da Klapwijk e Diaz, che vogliono il pareggio e, questa volta, prendono il largo ben prima che gli uomini di Lorenzetti possano imbastire una rimonta efficace. La gara si decide quindi con un tie break segnato dagli errori degli ospiti, tenuti a debita distanza dai biancorossi per tutto il set terminato su un 15-7 che lascia poco spazio ad interpretazioni. Così come non cerca alibi per la sconfitta il direttore sportivo della Tonno Callipo, Francesco Prestinenzi: «Abbiamo sprecato un’altra occasione utile e continuiamo, a mio avviso, a fare errori banali e a non avere la giusta determinazione per migliorarci. Sono emersi anche oggi dei limiti dal punto di vista tecnico ai quali non siamo riusciti a sopperire. Dal mio punto di vista, abbiamo vinto i due set nei quali abbiamo sbagliato meno, mentre nel secondo e nel terzo set abbiamo concesso troppo agli avversari e loro non ce lo hanno perdonato».