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Lamezia Terme (Catanzaro) - “LA RIFLESSIONE" Don Pino De Simone: <<Scarpe infangate per il Papa della gioia !>>


<<A  fatica sono riuscito a trattenere le lacrime nel momento in cui, a Lamezia, insieme a tanti altri confratelli sacerdoti mi sono diretto verso la grande assemblea presente nell’area ex Sir, in quel momento trasformata come la più grande Cattedrale a cielo aperto della Calabria, per distribuire il Pane della vita, Cristo nostro Signore. Ho rivissuto  dentro di me quel giorno storico per la nostra regione, quando Papa Giovanni Paolo II venne a visitarci nell’ottobre del 1984 ed io, giovane diacono, ebbi la grazia e la gioia di assistere come tale nella Liturgia eucaristica , svoltasi nello stadio “S. Vito” di Cosenza.  Un  gruppo di giovani scout  di Lamezia,a cui mi sono avvicinato inizialmente, mi ha richiamato i volti di tutti i nostri giovani calabresi : in quei volti le attese, le speranze ,i sogni di ciascuno di loro. Non solo i fedeli, ma anche noi concelebranti eravamo con le scarpe infangate , nel tentativo di raggiungere tutti  e “sfamare e dissetare” la fame  e la sete dei calabresi. Si, nonostante tutto, “l’amarezza e la sofferenza della nostra amata terra”, con tutti i suoi negativi risvolti sociali, economici, politici e religiosi, i calabresi e in particolare i giovani avvertono il desiderio di Dio, il fascino di Cristo , la fame della sua Parola e dell’Eucaristia. Ma tutti, sacerdoti,religiosi , religiose e fedeli laici eravamo nel fango… E questa immagine mi ha richiamato la metafora più realistica dell’uomo e dell’uomo di Calabria. Dio Creatore e Padre , secondo la nostra fede, ci ha tratti dal fango della terra e ha soffiato in noi il suo Spirito vitale, noi siamo  stati creati a sua immagine e somiglianza, ma nello stesso tempo siamo ancora nel fango, “impantanati” troppo spesso nella palude del nostro egoismo, dell’individualismo esasperato, della connivenza con il male, della gelosia e della vendetta, sentimenti e disvalori presenti dentro di noi, a causa di quel primo peccato di origine. Ma tutti, senza eccezione , come mi ha suggerito un mio amico giornalista, abbiamo fatto questa esperienza singolare, affondando le nostre scarpe e finanche gli estremi dei nostri indumenti nel fango… Una terra “bella” ma anche una“terra sismica” l’ha definita il Papa , la nostra, “non solo da un punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale; una terra, cioè, dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove la criminalità spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in  emergenza…” A questa terra, una parola di luce e di speranza, in quel cielo incerto e minaccioso di domenica scorsa, con la invocata richiesta a Dio di trattenere la pioggia a dirotto del giorno prima,  è venuta dal successore di Pietro, dal Papa della “gioia”, da Benedetto XVI !  Egli ha spezzato il pane della Parola e dell’Eucaristia e ci ha invitati a sperare, ad andare oltre i nostri guai e le nostre negatività. Egli  ha detto  alla Comunità civile ed ecclesiale, rispondendo alle accorate parole del Sindaco di Lamezia e del suo Vescovo : “Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”” Qui c’è sia la diagnosi della nostra situazione e ci sono anche gli orientamenti di fondo che devono guidare tutti, non solo i governanti e i politici, per rinnovare davvero la nostra terra da tutti i punti vista. E ciò è possibile, al di là del nostro credo, della nostra visione culturale e politica, basta che crediamo nelle nostre potenzialità e risorse di bene, che in verità emergono ed eccellono spesso fuori dalla Calabria. Grazie Benedetto XVI, papa della gioia, per averci dato questa “boccata” di speranza e per averci incoraggiati ad andare avanti nel bene , nella giustizia, nella santità. Da Te, che sulle orme di  S. Bruno di Colonia, che tanto ha amato questa terra fino al punto di voler rimanere sempre con noi, diventando “santo calabrese” pur essendo di nascita tedesco, non ci attendevamo ricette o indicazioni tecniche e pratiche per risolvere i nostri problemi, ma solo questa parola di speranza, di vita , di gioia, di apprezzamento delle nostre qualità e potenzialità. Anche se procediamo avanti  nel fango e nella polvere  delle nostre strade, avremo la forza di levare il capo al cielo, invocando il Dio dell’amore e diventando concretamente facitori di pace e di bene comune , insieme credenti e non , per rendere veramente “bella” la nostra meravigliosa Calabria !>>  Giuseppe De Simone

di Redazione | 17/10/2011

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